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Budini di patate con uvetta e pinoli.

Pubblicato da Maria Susana Diaz il 19/11/2013 | 23:19

Ingredienti: per 4 persone

250 g di patate
40 g di burro
1 dl di panna fresca
1 cucchiaino colmo di farina
1 uovo
40 g di zucchero semolato
50 g di uvetta
40 g di pinoli
cannella in polvere
noce moscata
zucchero a velo
sale
burro per gli stampini

budini di patate

Preparazione: 25’ + 75’ di cottura

  • Mettete ad ammollare l’uvetta in acqua tiepida.
  • Lavate le patate, mettetele in abbondante acqua fredda salata e lessatele per circa 30 minuti dal momento dell’ebollizione, finché risulteranno tenere.
  • Scolatele, lasciatele intiepidire, poi sbucciatele e passatele allo schiacciapatate, facendo cadere il ricavato direttamente in una casseruola.
  • Unite il burro, la panna, la farina e una presa di sale, portate su fuoco basso e cuocete per qualche minuto, mescolando bene per amalgamare gli ingredienti.
  • Sgusciate l’uovo e separate il tuorlo dall’albume.
  • Togliete la casseruola dal fuoco e unite lo zucchero semolato, una presa di cannella, noce moscata grattugiata e il tuorlo.
  • Montate a neve ben ferma l’albume e incorporatelo al composto di patate, mescolando delicatamente dal basso verso l’alto per evitare che si smonti.
  • Aggiungete anche l’uvetta, sgocciolata e ben strizzata, e i pinoli.
  • Imburrate quattro stampini monoporzione lisci, versate in ognuno una parte di composto e livellate la superficie con l’aiuto di una piccola spatola.
  • Passateli in forno a 170 °C per circa 40 minuti.
  • Servite i budini caldi, spolverizzati di zucchero a velo

Vino consigliato: Con questa portata dalla intensità pacata occorre scegliere un vino moderatamente dolce e preferibilmente bianco, come il Verduzzo dei Colli Orientali del Friuli Cialla o il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Extra Dry.

La DOC Conegliano-Valdobbiadene, riconosciuta nel 1969, è riservata al vino ottenuto principalmente dal vitigno Prosecco.

Le notizie bibliografiche sulla coltivazione del vitigno «Prosecco» nella provincia di Treviso sono piuttosto recenti. Qualche indizio tenderebbe, tuttavia a dargli origini ben più nobili e antiche facendolo addirittura risalire ad epoca romana ed esattamente al vino Pucinum. Questo Pucino doveva essere coltivato in prossimità delle fonti del Timavo, presso Trieste, e se ne producevano solo piccole quantità. Poiché ancor oggi nella zona triestina del paese di Prosecco e in altre zone limitrofe si coltiva un vitigno denominato Glera, apparso identico al Prosecco tondo del Trevigiano, molti studiosi hanno identificato il Prosecco trevigiano con il Pucinium. Una precisa identificazione tuttavia non è possibile, date le notizie vaghe e contrastanti che su questo argomento caratterizzano gli scrittori romani.
Fra gli studiosi della questione sono quindi venute accreditandosi due ipotesi principali:

  1. dai colli Euganei, dove la coltura della vite risale al primo millennio avanti Cristo, il vitigno del Prosecco sarebbe stato portato tra le colline della Venezia Giulia, col nome di Glera, passando da Conegliano dove avrebbe assunto successivamente la denominazione attuale di Prosecco;
  2. il vitigno avrebbe seguito l’itinerario inverso e cioè dalla zona di origine, con epicentro Prosecco in provincia di Trieste, il vitigno omonimo si sarebbe spinto verso occidente fino ai colli Euganei.

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Nel Trevigiano si sono distinti vari tipi di Prosecco: il Prosecco bianco, com’è descritto nell’Ampelografia Italiana, che corrisponde al Prosecco Balbi, dal nome del conte Balbi Valier che lo diffuse nelle sue proprietà di Pieve di Soligo; il Prosecco tondo, così chiamato per via della forma sferica del suo acino, che si preferisce tuttavia denominare semplicemente Prosecco essendo il più diffuso e, in qualche zona, l’unico usato. Esiste poi il Prosecco lungo, così chiamato per via della forma allungata del suo acino; originario delle colline di Col San Martino, oggi è quasi totalmente scomparso, sembra per la scarsa produttività dovuta alla difettosa conformazione fiorale. Un terzo vitigno, da non confondersi con i Prosecchi, è quello un tempo erroneamente denominato Prosecco nostrano, poi risultato essere la Malvasia toscana o Malvasia del Chianti. Tale vitigno è ancora sporadicamente coltivato con il Prosecco sotto il nome di Malvasia trevigiana.
La zona di produzione si estende su un’area di circa 18.000 ettari di superficie agricola, nella fascia collinare della provincia di Treviso (15 comuni) compresa tra le cittadine di Conegliano e Valdobbiadene (provincia di Treviso,
figura 7). La vite è coltivata solo nella parte più soleggiata dei colli, ad un’altitudine compresa tra i 50 e i 500 metri sul livello del mare. Attualmente all’albo DOC sono iscritti quasi 3900 ettari di vigneto, lavorati da più di 3000 produttori: di questi, 101 ettari appartengono alla sottozona del Superiore di Cartizze (il Superiore di Cartizze deve essere prodotto con uve provenienti dalla frazione S.Pietro di Barbozza del comune di Valdobbiadene).

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A proposito di: Maria Susana Diaz

Ho deciso di aprire questo blog, per condividere insieme ad altre persone la passione che ho per la cucina, da qui il titolo del blog, non mancheranno ricette classiche, rivisitate, personali e cercherò di spaziare il più possibile. Le ricette che troverete rispecchiano il mio quotidiano, spero di riuscire per quanto sia la mia modesta esperienza di poter esservi utile nei miei consigli, perchè qualunque cosa decidiate di fare, la cucina richiede tempo, amore e passione.

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