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I vini ed i vitigni piú famosi d'Italia: decima puntata.

Pubblicato da Maria Susana Diaz il 08/02/2012 | 08:32

Nell’Ottocento, prima che la filossera e altre malattie (molte delle quali provienienti dall’America) si concentrassero con la loro potenza distruttrice sui vigneti italiani, nel nostro paese, c’erano migliaia di vitigni, a volte diversi da villaggio a villaggio, ognuno con particolarità e specifiche caratteristiche. Questa ricchezza di vitigni autoctoni, dopo l'avvento della filossera e con il passare degli anni, si è poi fortemente ridimensionata.

In molte aree d’Italia, c’è stato poi il periodo contrassegnato dall’impianto di vitigni molto produttivi, anche se scarsi sul fronte della qualità.

Negli ultimi 30 anni, aiutata anche dal passaggio della viticoltura (da promiscua a specializzata), nasce la moda a riconvertire questo "status quo" (da varietà di bassa qualità a varietà pregiate). Sono, quindi, arrivati i vitigni cosiddetti internazionali (in larga parte, già presenti nell’Ottocento nei vigneti italiani). In Italia, comunque, il numero dei vitigni resta ancora davvero molto alto, il più elevato al mondo. Ecco un piccolo elenco di 50 e più vini e vitigni d’Italia.


RABOSO.


Il raboso è un vitigno autoctono del Veneto, coltivato prevalentemente nel Veneto Orientale, particolarmente nella provincia di Treviso. Il nome deriva molto probabilmente dall'omonimo torrente che scorre tra Valdobbiadene e il Quartier del Piave

Esistono comunque studi dell'istituto di Geisenheim in Germania, che collocano le origini di tale vitigno nella zona sud di Mainz e nella zona di Trier (Treviri) dato il lungo ciclo di maturazione tipico dei vitigni di tale zona e date anche le caratteristiche organolettiche simili riscontrabili nei vini rossi ivi coltivati.

È un vitigno molto rustico che si adatta a tutti i tipi di terreno. Ha grappolo grande e allungato, di forma cilindrica, con un'ala, solitamente ben compatto. L'acino è medio, di forma ovoidale con buccia di colore blu-nero, pruinosa, coriacea, spessa. Polpa sciolta, acidula.

Vendemmia alquanto tardiva. Si coltivano due varietà: Raboso Piave , più acidulo, e Raboso Veronese, più amabile.

Di bevita difficile ha ridotto la sua diffusione. Il Raboso Piave coltivato nella provincia di Padova è conosciuto come Friularo (la letteratura da Goldoni a Maffioli ha spesso elogiato le qualità di questo vino), parola derivante da frio, poiché vitigno storicamente legato alla pratica della vendemmia tardiva, con le uve lasciate in surmaturazione sulla pianta sino alla metà di novembre (tradizionalmente la festa del Friularo ha luogo la terza domenica di novembre), periodo in cui il freddo ha già "mangiato" un poco l'uva.

Il nome non ha nulla a che vedere, quindi, con il Friuli, anche perché il biotipo del Raboso diffuso in regione è il Refosco (reso noto, grazie ad alcune cooperative friulane, soprattutto quello cosiddetto dal peduncolo rosso) ed il Terrano nella zona più orientale; sembra comunque, vi sia uno stretto legame fra questi "figli" del Raboso, ed il Tocai rosso. I nomi "piave", "veronese", indicavano anticamente il luogo di coltivazione, attualmente, assieme al Friularo ed al Refosco, solo il tipo di uva. I moderni metodi di vinificazione tendono a rilanciare il raboso rendendolo di gusto più morbido e bevita più facile, senza però togliere corpo e robustezza ad un vino conosciuto per queste caratteristiche.

Alcune aziende trevigiane, per il Raboso, e due aziende padovane della zona a Denominazione di Origine Controllata Bagnoli per il Friularo, stanno riscoprendo e facendo riscoprire anche vini ottenuti dall'appassimento di queste uve, ottenendone di simili ai vini della Valpolicella, equilibrati per acidità (tipica di quest'uva) e dolcezza (accumulata nell'appassimento o nella surmaturazione in pianta) e quindi non stucchevoli come certi passiti bianchi, ottenendo così un prodotto simile al Recioto della Valpolicella per il Friularo Passito, all'Amarone della Valpolicella per il Vendemmia Tardiva. Sono state, tra l'altro, riscontrate altre affinità in questi due vitigni, il Friularo e la Corvina (maggiore componente dei vini della Valpolicella): la presenza di resveratrolo, importante antiossidante.

Meno conosciuto e poco diffuso è il vitigno del raboso bianco. Recenti studi hanno visto alcuni importanti soggetti della vitivinicoltura del Piave, impegnati non solo nella riscoperta della Rabosa bianca e della Rabosina, ma anche un forte impegno nella valorizzazione di una varietà bianca fortemente legata a quella terra, e che ha rischiato e rischia, come la Marzemina bianca, la scomparsa dalle cantine venete.

RIBOLLA.


Antico vitigno autoctono friulano a frutto bianco, recentemente rivalutato ed inserito nell'ambito della Doc Colli Orientali del Friuli. Produce un vino dal sapore asciutto, vinoso, fresco ed armonico. I vini ottenuti con questo vitigno sono il Colli Orientali del Friuli ed il Collio Goriziano.

I Colli Orientali del Friuli si estendono lungo la fascia collinare della provincia di Udine a ridosso del confine con la Slovenia. I terreni terrazzati sono caratterizzati da un’alternanza di marna e arenaria. Le Prealpi Giulie riparano la vite dalle fredde correnti del nord, mentre l’influenza benefica del mare crea microclimi particolarmente favorevoli ad una viticoltura altamente qualificata. All’interno della D.O.C. sono stati identificati tre “cru” (sottozone) di particolare pregio: Ramandolo, Cialla e Rosazzo.

Il Collio Goriziano Ribolla Gialla è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Gorizia.

Non è del tutto certa l'origine del vitigno. Alcuni fanno risalire la Ribolla all'uva Avola importata dai Romani durante la dominazione nel territorio friulano. Altri la fanno risalire all'uva Robola coltivata nelle isole greche, specialmente a Cefalonia, importata dai Veneziani con i frequenti scambi commerciali che la Serenissima aveva in tutto il Mediterraneo Orientale. La maggior parte degli studiosi fa comunque risalire la Ribolla ad un vitigno autoctono: le prime notizie certe risalgono al XII sec. ove alcuni documenti citano i vini di Rabiola del Collio e ne dicono un gran bene. Nel 1300 cronisti tedeschi decantano le qualità della Ribolla coltivata sulle colline di Rosazzo e la chimano Rainfald. Nella vicinia Slovenia la Ribolla viene chiamata Rebula: questo non è quindi un nome di derivazione romana come alcuni sostengono (dal disciplinare dei vini del Collio).

RIESLING.


E' diffuso in Trentino Alto Adige. Le varietà più note sono il Renano e l'Italico. E’ una delle uve bianche più nobili. Nel vino bianco dà grande finezza ed è anche un’ottima base per lo spumante.

Il Riesling Renano è un vitigno bianco dal quale si ottiene un vino fruttato e di carattere. Originario della Germania, si diffuse poi in Alsazia, Austria e Italia; oggi viene prodotto in molti luoghi del mondo, inclusa l'Australia.

Fra le regioni dove si producono i Riesling più rinomati si possono citare le vallate tedesche attraversate dai fiumi Reno, Nahe, Mosella, Saar e Ruwer. Per le caratteristiche morfologiche del territorio, i vigneti di questa regione hanno spesso forti pendenze che favoriscono l'esposizione delle piante ai raggi solari; questo dona al vino un’intensità e un bouquet molto apprezzati.

Grazie alla latitudine settentrionale di questa zona e alle caratteristiche vulcaniche del territorio, il Riesling prodotto in Germania è caratterizzato dall'equilibrio tra acidità, dolcezza e contenuto alcolico.

Coltivato fuori zona tende a mantenere le sue caratteristiche originarie. Esiste anche un vitigno denominato "Riesling Italico".

Il vino si presenta di colore paglierino con riflessi verdastri. Il bouquet è fruttato, con sentori di pesca e di albicocca. Vino "per palati fini", secondo molti appassionati ed esperti divide, con lo Chardonnay, il gradino più alto della qualità dei vini bianchi. Si accompagna a pesce lesso o ai ferri, a minestre e a carni bianche e va servito a 8-10 °C.

SAGRANTINO.


Il Sagrantino è un vitigno italiano autoctono dell'Umbria, impiegato nella produzione dei migliori vini della regione.

Cresce principalmente nei territori che circondano il comune di Montefalco, con soli 670 ettari in produzione dedicati alla coltura gestiti da 350 produttori di uva circa. Gli imbottigliatori sono 89. La zona di produzione comprende l'intero territorio amministrativo del comune di Montefalco e parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell'Umbria siti tutti in provincia di Perugia.

Il vino che se ne produce è molto rinomato nel mondo, famoso per la sua grande intensità, concentrazione e capacità di invecchiamento grazie all'elevato contenuto polifenolico. È tutelato dal marchio DOCG dal 1992.

Le origini del vitigno sono ancora dibattute, ma una teoria accreditata lo considera originario della Grecia e importato in Italia da monaci bizantini.

L'uva è una delle varietà più tanniche al mondo e dà origine a vini dal colore viola/nero. Il bouquet è caratterizzato da aroma di frutti rossi, cannella e terra.

Il Sagrantino di Montefalco DOCG richiede il 100 percento di uva sagrantino, con un minimo di 30 mesi di invecchiamento, di cui almeno dodici in botti di legno. Alcuni produttori tendono ad usare la barrique, per ottenere vini di gusto maggiormente vicino ai mercati internazionali

SANGIOVESE DI ROMAGNA.


Ha antichissime origini in Emilia Romagna viene vinificato in purezza producendo un vino rosso omonimo dal gusto un po’ ruvido.

Il Sangiovese di Romagna è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini; prodotto con le uve Sangiovese vinificate in purezza o insieme a piccole quantità (massimo 15%) di uve di altre varietà a bacca rossa della zona.

Caratteristiche organolettiche:

colore: rosso rubino talora con orli violacei.
odore: vinoso con profumo delicato che ricorda la viola.
sapore: secco, armonico, talvolta anche un po' tannico, con retrogusto amarognolo.



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A proposito di: Maria Susana Diaz

Ho deciso di aprire questo blog, per condividere insieme ad altre persone la passione che ho per la cucina, da qui il titolo del blog, non mancheranno ricette classiche, rivisitate, personali e cercherò di spaziare il più possibile. Le ricette che troverete rispecchiano il mio quotidiano, spero di riuscire per quanto sia la mia modesta esperienza di poter esservi utile nei miei consigli, perchè qualunque cosa decidiate di fare, la cucina richiede tempo, amore e passione.

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